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AMBIZIOSI E LEGITTIMI TRAGUARDI

Aggiornamento 31/5/2020

La ciclabilità, soprattutto nella deludente situazione italiana, la vedo strettamente e indissolubilmente legata ad una visione completa della mobilità sostenibile. Non può restare un frammento debole, isolato e separato da una questione decisamente più organica. Forse mi pongo in leggero disaccordo con la limitatezza delle proposte delle associazioni ciclistiche che si accontentano di qualche ciclabile e dell'introduzione nel nostro Codice della Strada di norme a favore della bici. Comunque non sono un esperto, e non sono nessuno, e quindi potrei sbagliarmi, ma al contempo sentivo come mio dovere civico proporvi le mie osservazioni.

Le mia osservazioni al Coordinamento Associazioni e Movimenti Cicloattivisti e Ambientalisti italiani:

 

Dobbiamo essere più ambiziosi!

La ciclabilità non può continuare ad essere proposta se avulsa da una complessiva visione della mobilità che abbia indiscutibilmente nel trasporto pubblico, ferroviario in primis, il suo asse portante. La ciclabilità trae la sua forza propositiva e contrattuale proprio dalla piena integrazione con il trasporto pubblico, a sua volta visto e realizzato con imprescindibili criteri di integrazione modale e tariffaria a livello sia regionale che interregionale, un trasporto pubblico la cui ossatura portante è e resterà quella ferroviaria. Altrimenti si corre il rischio di una ciclabilità sempre residuale, ostaggio di una mobilità incentrata sull'auto.

 

Un esempio paradigmatico dell'inefficienza e insufficienza dell'integrazione modale e tariffaria italiana?

Avezzano!

Dove all'assenza di integrazione modale si somma l'insufficienza e inefficienza ferroviaria. Bus e treni non possono continuare ad ignorarsi! Stazioni o fermate ferroviarie diventino veri luoghi di scambio modale. Occorre l'istituzione di un livello decisionale, una pubblica autorità, organizzativa e pianificatrice dell'integrazione modale e tariffaria sia regionale che interregionale, al cui tavolo devono obbligatoriamente sedersi tutte le aziende di trasporto territorialmente competenti, ferroviarie e su gomma, per accordarsi nell'offerta dei servizi e degli orari utili agli scambi modali nei nodi di scambio. Fondamentali anche le offerte di strumenti informativi e di bigliettazione, digitali, fisici e cartacei, diffusi sul territorio. Un modello cui ispirarsi?

La Svizzera!

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Tre esempi di integrazione modale svizzera fra bus, treni e tram


Tratto dagli infoservizi di Arcobaleno:

 Offerta bus

«Per quanto riguarda le linee urbane e regionali su gomma, le modifiche effettuate mirano a mantenere buone coincidenze con i treni ai vari nodi d’interscambio. L’obiettivo è quello di offrire al cliente pendolare e all’utilizzatore occasionale una catena di trasporto di qualità. Per i dettagli rimandiamo alle apposite sezioni per le singole regioni.»

NON STIAMO PARLANDO DI COSTOSI INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI (anche se poi anche quelli andranno fatti soprattutto in ambito ferroviario), ma di INVESTIMENTI ORGANIZZATIVI! Rendere almeno più efficienti e integrate le infrastrutture già esistenti è chiedere troppo?

Trenitalia: integrazione modale treno+bici

In Svizzera l'integrazione modale e tariffaria ha mosso i suoi primi passi già alla fine dell'800, ben oltre un secolo fa, e la ciclabilità è oggi molto sviluppata. Quindi, a mio modo di vedere, oltre alle strade scolastiche, norme di circolazione veicolare come il doppio senso ciclabile, l'istituzione di un Fondo per la realizzazione di corsie preferenziali e ciclabili, dovremmo assolutamente proporre anche l'istituzione di un livello di coordinamento e di regia dell'integrazione modale e tariffaria, utile e funzionale alla ciclabilità stessa, altrimenti costretta ad essere sempre oggetto di residuali e marginali trattative impostate male già in partenza. Quello che dobbiamo letteralmente «spiazzare» è proprio l'auto senza alcuna riserva e alcun timore. Quali livelli di inquinamento e di CO2 dovremmo ancora attendere? Quanti altri morti sulle strade? Con la ripartenza anche il numero delle vittime ha già ripreso a salire.

Dopo il Covid-19, con le conclamate urgenze climatico-ambientali, non possiamo ambire a questi legittimi traguardi? Non sono questi i nuovi orizzonti della mobilità?

Chi, a quale titolo e a nome di chi può impedircelo? Limitarci solo ad alcuni punti per la paura di chiedere troppo? Non stiamo chiedendo troppo, chiediamo solo soluzioni all'altezza delle sfide dei nostri tempi.

L'altro capitolo sempre ignorato della ciclabilità

La ciclabilità non può neanche essere avulsa da un altro capitolo altrettanto determinante per il suo sviluppo e la sua proponibilità, ed è la questione urbanistica delle strutture residenziali. Un capitolo sempre ignorato dalle associazioni ambientaliste e ciclistiche, ma decisamente alla base della ciclabilità urbana, perché tutto parte da qui, da dove effettivamente si parte e si ritorna.

Come altrimenti rendere possibile per tutti il reale utilizzo, oltre che delle bici, anche delle e-bike e delle cargo-bike?

 

31/5/2020

Le mie ultime considerazioni in tema di ciclabilità e di mobilità più in generale.

 

A volte mi chiedo se la ciclabilità nel nostro paese non sia altro che un semplice transfer (anche se enormemente più virtuoso e sostenibile) dello stesso atteggiamento individualista che abbiamo con l'auto, essendo entrambe due soluzioni private alla mobilità. Pertanto anche con la bici ci trasciniamo dietro quella stessa incapacità italica di fare sistema, vedere le cose organicamente nella loro complessità dando al contempo valore al bene comune nell'interesse di tutti, anche dei non ciclisti impossibilitati ad usarla, ma non per questo necessariamente automobilisti, come il sottoscritto, abbonato annuale al trasporto pubblico e non possessore di auto.

Ci occupiamo del nostro orticello, magari sostituendo l'auto con una cargo-bike nel nostro box (quei pochi che hanno la fortuna di averlo), ma non ci interessiamo a quel più grande giardino comune e pubblico, quale il nostro paese, dove il nostro orticello avrebbe un maggior condiviso valore.

 

Le proposte congiunte sul trasporto pubblico e la ciclabilità per una nuova sostenibile mobilità urbana, regionale e interregionale, non possono che farle congiuntamente i ciclisti e gli utenti del trasporto pubblico. 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Pablo (venerdì, 29 maggio 2020 19:13)

    Ottimo!!