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le demotorizzazione come tema e valore trasversale

UNA PREMESSA:

L'ambientalismo è un tema che sta diventando politicamente trasversale anche se declinato secondo le rispettive tradizionali culture:

L'Ambientalismo visto dalla Destra:

Questo come premessa all'ambientalismo della destra...

ma la demotorizzazione come logica conseguenza dell'opposizione all'industria globalizzata (e sovvenzionata)? La demotorizzazione come coerente risposta di riappropriazione identitaria delle comunità locali e della cura delle stesse, dov'è?

La demotorizzazione (almeno finalizzata a raggiungere i livelli dei migliori Paesi europei) con contestuale sviluppo di un trasporto pubblico incentrato sul ferro, moderno, integrato ed efficiente, è sicuramente parte integrante di qualsivoglia politica ambientale volta alla mobilità sostenibile e di conseguenza dovrebbe essere un tema e un valore trasversale tra destra e sinistra. Come abbiamo visto nella premessa la destra ambientalista rappresentata  da F. Giubilei con il libro "Conservare la Natura" sembra non voglia lasciare alla sinistra l'asset ideologico dell'ambientalismo, ma anzi lo rivendica come culturalmente proprio, e anzi, decisamente si schiera contro il globalismo delle multinazionali che travalicando il localismo delle comunità, dove dovrebbe formarsi il consenso per qualsiasi cambiamento, le svuotano delle loro identità. Ma allora perché fermarsi e tacere davanti allo strapotere imperiale e internazionale dell'Automotive che inonda  i nostri territori e le comunità locali di auto prevalentemente prodotte all'estero? Auto "immigrate", auto che devastano la genuinità delle comunità e dei territori locali, provocandone le indiscusse invivibilità, incidentalità con vittime e invalidi, insicurezza, scempi urbanistici e paesaggistici a solo vantaggio di un ritorno economico per i produttori stranieri che di quelle comunità non fanno certamente parte.

Trasversali al proposito sono anche, nella loro fredda oggettività, quei numeri, indici e statistiche fra i Paesi europei in riferimento a Tassi di motorizzazione, Qualità della vita, vittime stradali, Efficienza del Trasporto Pubblico, che messi a confronto incrociando i dati dimostrano senza ombra di dubbio una chiara tendenza. Quella cioè che a tassi di motorizzazione inferiori alla media europea corrisponde un generale miglioramento negli altri indici considerati.

NOTA:

Se per l'Italia ipotizzassimo un tasso di motorizzazione pari a quello di Paesi come Olanda, Francia, Svezia, Danimarca, Regno Unito, circolerebbero sulle nostre strade circa 9 milioni di auto in meno, ma questo nessuno lo dice.

Perché allora appiattirsi sulle ben note posizioni ramelliane, tolemaicamente autocentriche, condannando all'inefficienza il trasporto pubblico ferroviario "locale", regionale e nazionale e di conseguenza privarlo della possibilità di ergersi a valida alternativa alla dilagante insostenibile motorizzazione? Trasporto pubblico che per la produzione di treni e bus potrebbe avvalersi della nostra industria nazionale.

Perché questa incoerenza?

La risposta non può che stare nella finora prevalente antropologia culturale e sociale dominata dall'auto e ad essa asservita, in quell'umanità che quando si richiude all'interno dell'auto, chiudendone la portiera, perde il contatto con il mondo esterno lasciando al solo navigatore satellitare il compito di mantenerne i rapporti. La demotorizzazione mentale è necessariamente propedeutica a quella reale, ma i fuochi rivoluzionari di una mobilità affrancata dall'auto si stanno accendendo nelle società facendo ben sperare per il nostro futuro.

Personalmente quando salgo su un treno o un bus sento di stare dalla parte responsabile e migliore della società o almeno di aver fatto la scelta giusta, sensazione che non provo quando chiudo la portiera dell'auto dopo esservi salito.

Ovviamente c'è chi per ragioni di lavoro, familiari, personali o residenziali non può farne a meno dell'auto, ma la gran parte certamente si e questo passaggio deciderà la qualità del nostro futuro.

Squallido e nauseante il modo in cui la stampa e le agenzie di informazione presentano i tassi di motorizzazione nei vari Paesi europei. Si vuole far passare l'idea che i paesi più evoluti, ricchi e benestanti, abbiano i più elevati livelli di motorizzazione, mentre i più poveri non potendo beneficiare di questa "ricchezza sociale" devono accontentarsi di un minor numero di auto circolanti sulle proprie strade. La cosa ovviamente non è vera, intollerabilmente fuorviante, in quanto omettono sistematicamente di rilevare i dati di Paesi come l'Olanda, Francia, Svezia, Danimarca, Regno Unito, aggiungendo anche Svizzera, Germania, Austria, Norvegia, paesi con redditi pro capite superiori ai nostri, ma con tassi di motorizzazione e numeri di vittime stradali rapportate alla popolazione nettamente inferiori, mentre altrettanto nettamente risultano superiori altri indici come la Qualità della Vita e l'efficienza del Trasporto Pubblico.

Come ulteriore approfondimento sul tema dell'ambientalismo di destra:

L'ambientalismo di destra infatti riducendosi alla dimensione locale non riesce a fare i conti con i danni sistemici  su scala planetaria ai quali non sa dare risposte adeguate. I confini nazionali non bastano a risolvere i problemi ambientali, tanto più che non si risolvono a volte neanche all'interno degli stessi, come dimostra il caso della Svizzera, tra le migliori democrazie del mondo. 

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