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Il campanello del Covid-19

Covid-19, rilevatore della fragilità e dei precari equilibri del mondo, come anche delle diverse sensibilità, consapevolezze, responsabilità e gradi di impegno di ognuno di noi.

 

Il Covid-19, questo minuscolo essere al confine tra la vita e la non vita, delle dimensioni di un centesimo del globulo rosso (ricordiamoci che in un millimetro cubo del nostro sangue vi sono 4-5 milioni di globuli rossi), sta mettendo alla prova l'intera umanità diventando anche la cartina di tornasole della nostra essenza, delle nostre scelte e responsabilità. Mai come in questi giorni abbiamo scoperto di appartenere a quella medesima casa comune planetaria in cui il battito d'ali di una farfalla può scatenare l'uragano in altri continenti, tanto più allora potrebbero essere le nostre azioni a interagire sul pianeta essendo un sistema chiuso nell'infinito universo.

Finalmente espressioni delle quali non si faceva uso comune fanno il giro del mondo sui media diventando imperative in alcune nazioni particolarmente colpite come la nostra:

«Il bene comune deve essere anteposto

agli interessi personali e di parte»

«Ciascuno di noi è responsabile della salute altrui»

«In questa ora buia dell'emergenza epidemica è necessario cambiare le nostre abitudini e stili di vita. Non c'è più posto per l'egoismo e l'irresponsabilità!»

Sacrosanto! Ma allora perché in questa assunzione di responsabilità scatenata da un minuscolo virus non prestiamo la stessa attenzione e responsabilità verso le altre emergenze che il focus sul Covid-19 nasconde? Non c'erano anche le emergenze climatico-ambientali? Non si parlava anche dell'emergenza stradale? Non vi erano città invivibili che causavano già un elevato numero di morti? Per non parlare delle guerre, spese militari, disuguaglianze sociali, povertà e fame. In aprile, per esempio, 30.000 soldati americani sbarcheranno in Europa per esercitazioni delle quali non si conoscono le modalità.

Non si parlava, a volte, delle eccessiva motorizzazione alla base dei morti sulle strade e nelle città? Non era ritenuta questa una delle maggiori cause di inquinamento e alterazioni climatiche?

A Roma uno dei provvedimenti presi nell'emergenza virus è stata quella di riaprire le Ztl. L'auto diventa un lasciapassare, una fortezza che ci protegge dall'epidemia, un po' come nel racconto di E.A.Poe dove però la morte rossa si fa beffe dell'aristocrazia che si riteneva al sicuro nella propria roccaforte (andatevelo a rileggere, è di un'attualità sconcertante oltre che un capolavoro della letteratura).

 

Il covid-19 ci fa scoprire un mondo piccolo e interdipendente dove lo stesso virus, o almeno la sua diffusione e il suo contagio, sono favoriti dall'eccessiva antropizzazione del suolo, dalla deforestazione, dall'inquinamento, dal sotteso nostro modello economico-sociale liberista, globalizzato e predatorio, iniquo, inquinante e climalterante. Queste relazioni interdipendenti se veramente vogliamo uscire più forti e consapevoli da questa emergenza epidemica dovremmo tenerle nella massima considerazione. Pensare di tornare ai consueti stili di vita è quanto di più sbagliato e irresponsabile possiamo fare se vogliamo anteporre agli interessi particolari il bene comune. Il Covid-19 resterà un altro campanello di allarme, offerto dalla natura, inascoltato.

Saremo ad esempio capaci, una volta superata l'emergenza, quando a Roma saranno ripristinate le Ztl se non ancor prima, di riflettere se anche utilizzare l'auto, soprattutto quando con un po' di buona volontà se ne può fare a meno, possa essere una forma di egoismo sprezzante del bene comune?

 

Un video di Piero Angela.

La saggezza degli anziani. L'unico appunto che potrei fare è che il virus non viene metaforicamente da un altro pianeta, ma costituisce proprio il prodotto delle interazioni antropiche con la natura.

Robluf

Modificato 18/3/20

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