Motor Valley, la protesta: «Basta cemento»
MODENA. La Rete ambientalista: «Soffochiamo sotto una pesante e persistente cappa di smog. Non vogliamo la terra dei motori, vogliamo una terra libera dai motori»
Edizione del 3 maggio 2024 (IL MANIFESTO)
Linda Maggiori
A quasi un anno dall’alluvione, ieri l’Emilia Romagna ha inaugurato la Motor Valley fest a Modena con i bolidi che hanno invaso la città, parcheggiati ovunque. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e candidato Pd alle europee, al convegno inaugurale ha elogiato i «primati straordinari» della regione nel settore dell’automotive e ha lanciato una stoccata alla transizione ecologica Ue: «Guai a contrapporre ambiente e lavoro!».
Non è un mistero infatti che la messa a bando dei motori a combustione interna, decisa dall’Unione entro il 2035, non piaccia affatto alle aziende della Motor Valley. «La meccanica, la meccatronica e i motori – ha ricordato Bonaccini – sono la principale voce dell’export regionale, lo dico al ministro Urso: abbia a cuore l’Emilia Romagna perché, se si ferma, si ferma una parte dell’intero paese». Duro attacco viene invece dalle associazioni ambientaliste. La Rete Emergenza Climatica e Ambientale ha commenta caustica: «C’è ben poco da festeggiare. Dietro la facciata arrogante e scintillante della Motor Valley si nascondano devastazioni ambientali, inquinamento, lutti e consumo di suolo. Sebbene tutti gli stati più civili puntino alla mobilità sostenibile e alla riduzione delle auto, da noi si sostiene pubblicamente e si fomenta la cultura dell’auto privata e della velocità, come mito inattaccabile e ben radicato».
La rete ha inviato un documento dettagliato ai gruppi consiliari della regione e all’assessore ai Trasporti, Andrea Corsini, «per chiedere di fermare tutti i progetti di nuove autostrade, tangenziali e passanti in progetto che stanno devastando il nostro territorio, e lo sperpero di soldi pubblici in autodromi e crossodromi che causano inquinamento acustico, luminoso, dell’aria e si allargano a scapito della natura che li circonda. L’autodromo di Imola si è allagato ben due volte nel 2023, perché troppo a ridosso di fiumi e torrenti. L’autodromo di Marzaglia si è ampliato a danno della salute dei residenti e consumando suolo. Per ampliare il crossodromo di Faenza gestito da Dovizioso – continua la Rete ecologista – è stato cambiato il volto a un’intera collina, abbattuti alberi, aumentando il rischio idrogeologico, costruiti paddock e ristoranti, il tutto in zona pre parco. Oltre ai 4 milioni di Pnrr, il comune di Faenza si è indebitato con la Cassa depositi e prestiti per l’illuminazione notturna, ha dovuto sistemare una frana, e ha intenzione di creare nuove strade di accesso».
Sono progetti bipartisan, voluti da governo e regione, buchi neri per i fondi pubblici in un territorio impermeabilizzato e fragile. Le associazioni ecologiste chiedono di dirottare i fondi verso il miglioramento e il ripristino delle ferrovie secondarie e delle tranvie per ridurre il traffico e l’inquinamento: «Soffochiamo sotto una pesante e persistente cappa di smog. Non vogliamo la terra dei motori, vogliamo una terra libera dai motori!».
Il peso dell'Antropocene nella Motor Valley di Bonaccini
Aggiornato 04/05/2024
TERRA DEI MOTORI o TERRA DEI DOLORI?
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, ma se della Motor Valley Bonaccini ne fa l'eccellenza del Made in Italy, fulcro della nostra economia e delle esportazioni (di qualità?!), vuol dire che il nostro paese è fondato sul lavoro sbagliato e su una economia insostenibile sul territorio. Vuol dire che quella sinistra che lui fieramente rappresenta non ha assolutamente la cultura e gli strumenti adatti e sufficienti ad affrontare le sfide del terzo millennio, una sinistra che senza visioni brucia nello stesso rogo del fallimento umano dell'Antropocene, sotto il peso della massa antropogenica che nel 2020 ha superato la massa biologica vivente.
Nell'insostenibile peso dell'Antropocene la Motor Valley fa sicuramente la sua parte determinante e devastante contribuendo, con la complicità politica, al disegno urbanistico delle nostre autocentriche città: aumentando strade, autostrade, circonvallazioni, numero di auto, parcheggi, stazioni di servizio, autolavaggi, invivibilità, traffico, incidentalità, vittime stradali, invalidi, inquinamento luminoso, acustico e atmosferico, al contempo riducendo spazi di vita, qualità urbana, sicurezza, verde, spazio pubblico per pedoni, per ciclabilità e trasporto pubblico.
A livello globale e locale non solo una questione di peso e massa, ma anche di spazio rubato. Lo spazio occupato dalle auto di tutto il mondo è quadruplo rispetto a quello occupato dalla massa umana immaginandola disposta in coppie per metro quadrato. Questioni di numeri, pesi, spazi e futuro, ma la sinistra di Bonaccini, nel paese più motorizzato d'Europa e tra i più carenti di trasporto pubblico, sembra non avere occhi per vederli. La contrapposizione tra ambiente e lavoro la fa lui sostenendo queste sciagurate scelte, mentre l'economia potrebbe sorreggersi molto più semplicemente e sostenibilmente UNENDO l'ambiente al lavoro sostenibile, quello che esattamente evita di fare perché forse legato agli interessi dell'Automotive in un rinnovato patto elettorale, ma che sarebbe invece proprio il compito di una politica progressista di sinistra.
Una curiosità sul peso dell'Antropocene, in tutti i siti visitati, a parte qualche immagine di strade e di auto che le percorrono, non si cita espressamente mai l'automobile fra i prodotti umani! Nell'immagine offerta dal Sole 24ore, tra gli oggetti metallici si intravede una bici, ma nessuna auto!
Un inquietante segnale del nostro inconsapevole asservimento mentale?
Spero di sbagliarmi.
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