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Il disegno delle città del terzo millennio

STIAMO DISEGNANDO LE CITTÀ DEL TERZO MILLENNIO

La direttiva di Salvini sulle Città 30 è emblematica dello scontro in atto fra due opposte visioni delle città e dei loro contesti provinciali e regionali.

 Una questione dirimente sul futuro delle nostre città che non può e non deve essere derubricata come secondaria e marginale nel più inopportuno benaltrismo.

Al contrario è una questione centrale e sostanziale che riguarda il nostro futuro e il nostro modus vivendi, determinando il benessere psico-fisico e la qualità della nostra vita.

Nelle città vive la maggioranza della popolazione umana, circa il 55 %, e la previsione entro il 2050 è che i due terzi dell'umanità vivranno nelle città.

Ne consegue pertanto che le città avranno un ruolo centrale nei consumi energetici e nelle emissioni inquinanti e climalteranti impattanti sul pianeta.

La mobilità è la linfa vitale delle città, e il trasporto pubblico è il servizio alla base della fruizione di quasi tutti gli altri servizi pubblici a cominciare dalla scuola e dalla sanità.

 

LA CITTÀ 30 TROVA IL SUO PIÙ AMPIO CONSENSO E PIENA FUNZIONALITÀ QUANDO POGGIA SU DUE FONDAMENTALI PILASTRI:

da una parte la riduzione del tasso di motorizzazione con conseguente minor numero di veicoli in circolazione;

dall'altra l'efficientamento del trasporto pubblico, non solo nell'ambito urbano ma anche regionale, dotandolo di alte frequenze, capillarità, corsie riservate, linee tranviarie, spazi sottratti alle auto, integrazione modale, informazioni visive e vocali anche sui tempi di attesa e coincidenze.

La destra mina esattamente questi due pilastri soffiando ipocritamente e irresponsabilmente sul fuoco del malcontento, e con essa anche buona parte della stampa, non celando minimamente la sua arretratissima e insostenibile visione autocentrica delle città anche nel loro rapporto con i contesti provinciali e regionali.

Beninteso e per inciso, il sindaco di Bologna non è indenne da critiche, le vicende del Passante di Mezzo pesano come un macigno palesando l'ipocrisia di una buona parte della sinistra che dimentica le decennali lezioni della migliore urbanistica e degli stessi ingegneri del traffico che già dagli anni 90 dimostrarono l'inopportunità, l'inefficienza e le dannose conseguenze degli allargamenti stradali preferendo invece le "Context Sensitive Solutions".

La loro (la Lega e la destra) concezione e rappresentazione del "lavoro" e della "gente che deve andare a lavorare" e che non ha tempo di ascoltare il canto degli uccellini è miseramente strumentale. Toglie al contrario centralità al lavoro nel suo ruolo fondamentale di cambiare in meglio il mondo e la qualità della nostra vita, svincola il lavoro dalle sue finalità che non sono solo quelle del nostro sostentamento ma anche quelle sociali e ambientali, finalità che le città del terzo millennio devono assolutamente coltivare.

La proposta di Vivinstrada, un progetto ben strutturato, articolato e dispiegato in un realistico cronoprogramma, una concreta e fattibile risposta alla mattanza stradale e alla invivibilità delle nostre città.

Siamo in tempi di guerra, è vero, l'ottimo servizio di Piazzapulita del 15 febbraio ce l'ha ricordato, la proposta politica di Santoro è sul campo, ma la mattanza stradale strettamente collegata alla vivibilità delle città e di come queste vengono pensate e disegnate nel terzo millennio non è certamente un problema che possiamo permetterci il lusso di derubricare come marginale e secondario nelle agende politiche. A differenza delle guerre che coinvolgono popoli diversi per cultura, tradizioni, identità, e quindi certamente complessi, le soluzioni alla mattanza stradale sono interamente nelle mani del popolo italiano, il quale deve confrontarsi unicamente con se stesso.

La Città 30 resterà ovviamente l'obiettivo finale da perseguire per ottenere la massima vivibilità delle città e la migliore qualità della vita per tutti i cittadini, ma come giustamente osservato nell'articolo Blog Vivinstrada richiede tempi lunghi di progettazione, preparazione e dialogo con la cittadinanza di cui essenziale è il coinvolgimento e la condivisione delle finalità.

La Città 30 infatti cammina e si sorregge su due gambe, entrambe necessarie, quella della demotorizzazione con un minor numero di veicoli circolanti, e quella dello sviluppo del Trasporto Pubblico, ciclabilità e pedonalità che necessitano tutti di maggiori spazi ottenuti da quelli sottratti alle auto e alla viabilità veicolare.

Pertanto questo pacchetto di misure lo vedo come un passaggio necessario e propedeutico alla stessa Città 30.

Le auto parcheggiate nelle fermate dei bus o sugli attraversamenti e percorsi pedonali, il trasporto pubblico prigioniero del traffico, le velocità incontrollate, la resa della polizia municipale, il continuo progressivo numero di incidenti e vittime è un circolo perverso, invivibile, incivile e mortale, che deve essere subito spezzato.

Questo pacchetto di misure è la proposta più civile, opportuna, concreta e fattibile che sull'immediato si possa dare alla mattanza stradale e alla sicurezza delle strade urbane nell'obiettivo finale della Città 30, checché ne dica Salvini.

 

Vedere anche in

ROMA DEI CITTADINI ►DOCUMENTI ►Città 30

 

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