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Un comune denominatore

Accosto due notizie:

Politecnico di Zurigo e Università di Lucerna

Roma - Tor Bella Monaca

 

Sono giovani in entrambi i casi. Certo gli ambienti sociali e culturali di appartenenza sono distanti, ma ciò che li accomuna è la passione per le auto, i motori, l'accelerazione e la velocità.

La mia prima domanda è semplice e diretta.

A cosa serve nelle città questa accelerazione 0-100 in meno di un secondo, o di anche pochi secondi come nel caso delle supercar? A cosa serve in ambito extraurbano?

 

Nelle città il limite è di 50 km/h e si sta estendendo a soli 30. Anche sulle strade autostrade i limiti vanno al ribasso.

 

Dirò di più.

A cosa servono questi bolidi continuamente reclamizzati per le loro prestazioni di accelerazione e velocità a quella metà, o anche più, di famiglie senz'auto presenti in varie città d'Europa con l'auspicio che possano diventare l'assoluta maggioranza?

Perché l'industria automobilistica non la smette di sfornare giocattoli killer per idioti adulti?

Perché la politica e i media devono prostituirsi a questo inganno?

Perché un "mezzo" della mobilità deve diventare un fine rendendo le città teatri della continua mattanza stradale?

 

Le cause antropologiche di tutto questo come anche le facili risposte alle domande le conosciamo tutti ed è inutile stare a ripetercele: business... consenso elettorale... sudditanza politica... passione per i motori e la velocità... ma il punto centrale è un altro: una volta assunta la consapevolezza dell'urgenza del problema quali iniziative e quali strade intraprendere a livello individuale, sociale, mediatico, culturale, politico e legislativo per superarlo?

 

Si può fare?

Il problema è culturalmente e socialmente superabile?

Assolutamente Si !

Le famiglie senz'auto per libera scelta, sparse nelle varie città europee in percentuali in alcuni casi di oltre il 50%, ne sono la dimostrazione.

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