Sono un assiduo spettatore di Presadiretta, ma l'ultima trasmissione del 9 ottobre mi ha amaramente sorpreso e deluso, una dolorosa scossa elettrica.
Avete celebrato acriticamente l'auto come il motore centrale dell'economia di un paese senza minimamente accennare ai danni nefasti che ha prodotto nell'incidentalità e nel traffico, nel tessuto urbano, nell'urbanistica ad essa asservita, nella distruzione di interi sistemi tranviari e ferroviari di trasporto pubblico... "il complotto della General Motors" ad esempio... o la distruzione ferroviaria e tranviaria operata nel nostro paese dal dopoguerra in poi grazie al nascente mito dell'auto, ma ancor prima nel futurismo del ventennio.
Vi siete fatti superare addirittura dall'uomo della Fiat Aurelio Peccei, che già nel 1971 teorizzava nel "Il crepuscolo di un idolo", in appendice al libro di Jaffe del 2004 "L'imperialismo dell'auto", dell'auspicabile e necessario passaggio dalla proprietà alla condivisione, proprio per ridurne il numero, e le dimensioni, a favore della vivibilità e della stessa mobilità urbana.
Per tutta la trasmissione ho sperato in un sussulto riparatore a questa celebrata auto-centralità, ma nulla, solo in sparuti titoli di coda, come nel caso di Oslo riproponendo parti di un vostro servizio di quattro anni fa, quando timidamente avete accennato a una città dove la maggioranza della popolazione fa a meno dell'auto grazie anche ad un efficiente sistema di trasporto pubblico.
L'assessore ai trasporti del Comune di Oslo:
"La nostra idea è di continuare a ridurre il traffico e creare più spazio per le persone, sono questi gli investimenti che bisogna fare, e ce li ripaghiamo tutti risparmiando sulla spesa sanitaria tornando a respirare aria pulita".
Ma vi siete dimenticati di citare Berlino stessa, dove non vi sono solo colonnine di ricarica, ma anche un efficiente trasporto pubblico sviluppato su ferro, tram compresi (visibili sugli sfondi del vostro servizio), che permette alla metà delle famiglie di non possedere l'auto, cosa che avviene anche in altre città europee come Vienna, Berna, Basilea, Zurigo...
Eppure quattro anni fa avevate fatto un ottimo servizio su Oslo, la città che scommette con coraggio su un'altra idea della mobilità e della qualità urbana, una città per le persone e non per le auto e che comunque già nel 2019 era molto avanti nel programma di elettrificazione dell'intera mobilità, non delle sole auto.
Vi siete in sostanza dimenticati delle famiglie senz'auto che sfidano il potere imperiale della maggiore industria capitalistica distruttrice e avversaria del trasporto pubblico.
A me come a tutte le famiglie senz'auto interessa poco o nulla dei destini economico imperialisti dell'Automotive. Quando, dopo aver distrutto del tutto reti tranviarie e ferroviarie regionali, ci saremo tutti elettricamente motorizzati in città invivibili ingolfate di auto senza neanche la possibilità di "attaccarci al tram" saremo tutti più eco-soddisfatti e più felici?
Per inciso ricordo che l'auto non può essere per tutti e non può a tutti garantire il diritto alla mobilità (limiti di occupazione dello spazio pubblico, costi, idoneità alla patente, condizioni psicofisiche), mentre il trasporto pubblico, più evoluto e democratico, può farlo.
Avete parlato di una sostituzione uno a uno dell'auto termica con quella elettrica senza minimamente accennare ai tassi di motorizzazione dove come è noto con 670,5 su 1000 abitanti siamo primi in Europa, ma quasi ultimi sull'efficienza e utilizzo del trasporto pubblico.
Abbiamo, come avete fatto notare, un parco auto italiano di circa 39 milioni di vetture, secondo la trasmissione destinato all'elettrico, ma non avete comparato alcuni numeri, ad esempio il parco auto della Germania con 48,8 milioni di vetture risulta comunque inferiore al nostro se rapportato alla popolazione. Con lo stesso tasso di motorizzazione tedesco, pari a 583 auto su mille abitanti, noi ridurremmo il nostro parco auto da 39 milioni a 34,3.
Non mi sarei mai aspettato dalla vostra trasmissione una difesa così sconcertante della centralità dell'auto nella nostra vita.
In ambito mobilità gli investimenti con ricadute occupazionali li vedo più utili e sostenibili sul trasporto pubblico, bus, tram, ferrovie regionali, e-bike, piccoli veicoli elettrici condivisi, piste ciclabili e corsie preferenziali per il TPL con asservimento semaforico.
Certamente riconosco che l'industria italiana deve stare al passo nella produzione di auto elettriche e di tutta la componentistica a cominciare dalle batterie, ma sempre nel quadro di un uso sostenibile e condiviso, non necessariamente basato sulla proprietà, e comunque sostanzialmente integrato nel trasporto pubblico.
Se a una delle tante immagini della congestione veicolare urbana, ma spesso anche autostradale, sostituissimo le auto ferme e incolonnate con auto elettriche cosa cambierebbe? (immagine di copertina)
Alle famiglie senz'auto che costituiscono la maggioranza di alcune città cosa avrebbe dato di speranza e di futuro la vostra trasmissione?
Ai progetti romani della TVA e di corsie preferenziali per il TPL continuamente attaccati e contestati dalle lobby automobilistiche quale sarebbe stato il contributo della trasmissione?
La sostituzione uno a uno dell'auto endotermica con quella elettrica sarebbe la mobilità sostenibile?
Si, questa volta mi avete deluso, ma solo questa volta.
La vera capacità di un reale cambiamento la dimostreremmo meglio incrementando il trasporto pubblico su ferro, urbano, suburbano ed extra-urbano, al punto da permettere a più della metà delle famiglie nelle aree urbane di fare a meno dell'uso dell'auto e a quasi la loro totalità di fare a meno della proprietà (come già teorizzato nel secolo scorso) riducendo drasticamente i parchi auto urbani e nazionali. Questa sarebbe la vera libertà reale e culturale, funzionale alla qualità della vita e non al PIL.
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“Nonostante lo switch off elettrico previsto nel 2035, il rischio è che in Italia non venga fatto alcun investimento nell’Automotive. Infatti, la prossima Panda elettrica verrà fatta in Polonia. Per salvare l’industria automobilistica italiana c’è bisogno del sostegno dello Stato, così come avviene negli altri Paesi europei.”
#BiancaCarretto, Corriere della Sera.
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