Un cambio del modello politico-economico si intreccia, nella visione marxista, con un cambio del modello strutturale prima ancora che sovrastrutturale. Senza dubbio! Infatti da più parti, a partire dal Club di Roma, è stata evidenziata l'inadeguatezza del modello capitalista nell'affrontare problemi ambientali quali quelli urgenti e drammatici dei cambiamenti climatici e le stesse ingiustizie, disuguaglianze sociali, guerre, che alimentano lo stesso capitalismo predatorio imperiale.
Avevo infatti osservato che alla base del motore motivazionale capitalista c'è l'accumulo di ricchezza con lo sfruttamento di beni e risorse della terra, senza fare i conti con i limiti dello sviluppo di un mondo finito.
Ma c'è di più, il motore motivazionale degli appetiti capitalistici è strettamente intrecciato con la mafia, corruzione, amministrazioni pubbliche. A tal proposito eclatante è il servizio di Report del 7/12/20 dove si vede bene l'intreccio tra alcuni vigili urbani, urbanistica e pubblica amministrazione e dove trova perfettamente il suo senso anche la vicenda di Tor Bella Monaca con il perpetrato scempio urbanistico e improvvido consumo di suolo a danno dell'ambiente e di alcuni cittadini residenti.
La legalità, nel migliore dei casi, è solo la foglia di fico per nascondere ingiustizie, disuguaglianze, devastazioni ambientali che a caro prezzo faremo pagare alla future generazioni, ai nostri stessi bambini. A noi l'anticipo...a loro il saldo!
Ma tornando al tema della "struttura" come non osservare che molti opinionisti appartenenti al mondo mediatico e teorizzanti un deciso cambio di paradigma del modello politico-economico eludono poi completamente la questione ambientale legata anche agli stili di vita e alle scelte infrastrutturali? Eh già, non è un gioco di parole, ma la questione infrastrutturale (per intenderci ferrovie da preferire alle autostrade, tram e trasporto pubblico alle auto) è decisamente strutturale, determinando anche l'urbanistica delle città.
Mi riferisco in particolare a Byoblu e al Giornale Popolare che vogliono proporsi come alternative mediatiche libere e indipendenti rispetto alla stampa e alla TV di Rai e La7.
Al solito il grande assente è la questione ambientale che è invece la grande questione "STRUTTURALE" e non certo sovrastrutturale. Infatti determina i rapporti fra gli esseri umani, sogni e desideri, il modo di vivere e consumare, il lavoro, tempi di lavoro, in quanto nell'ecologia integrale (e guarda caso papa Francesco è oggi a suo modo l'unico rivoluzionario che si pone un obiettivo di decrescita consumistica e di redistribuzione) determinanti sono i dimenticati rapporti tra gli esseri umani e il pianeta che ci ospita. Insomma tornando ai temi che ci caratterizzano e ci stanno a cuore non possiamo certo essere d'accordo con le visioni e le sensibilità che animano certi proponenti mediatici come Byoblu e il Giornale Popolare:
"Ora, se al posto dei quattro fratelli mettete i cittadini, e al posto della società mettete lo Stato, ecco che forse iniziamo a capire come il debito pubblico sia in realtà una ricchezza per i cittadini. Innanzitutto perché lo Stato con quel debito ci finanzia la spesa pubblica: costruisce ospedali (e servirebbero, oggi, no?), autostrade, scuole, produce servizi"
"Speriamo solo che il comparto automobilistico riparta e riprenda vigore, assicurando lavoro e tranquillità ai dipendenti e a tutto l’indotto che ruota intorno ad esso."
Insomma la questione Infrastrutturale insieme a quella ambientale è decisamente strutturale e guarda caso i sopracitati opinionisti non fanno che riproporre il solito insostenibile modello autocentrico esattamente sovrapponibile alle visioni di Ramella:
- PIÙ auto, strade e autostrade (il Futuro),
- MENO trasporto pubblico e ferrovie (l'obsoleto Passato),
spese sociali quest'ultime considerate inique nei confronti degli automobilisti ingiustamente tassati per modalità di trasporto che non usano e, nella ramelliana visione, appunto superate.
Nulla pertanto sulla demotorizzazione, ma anzi decisamente il suo contrario. No, non sono d'accordo, troppa è la distanza che separa queste visioni dai nostri impegni.
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