Due recenti articoli sulla Mobilità:
"Come l'automobile uccise il tram" di A. Spinosa
e "La settimana Europea della Mobilità" dal 16 al 22 settembre
Tra i due si apre tutto il terreno della Mobilità Sostenibile spesso attraversato da roboanti parole all'insegna della qualità della vita e dello sviluppo sostenibile, ma poco o nulla da fatti concreti.
In Italia circolano 37 milioni di auto con un'età media di 11 anni.
Stimando che la percorrenza media annua sia di 10.000 km e che le emissioni medie di CO2 siano di 0,15 kg/km otteniamo con un calcolo approssimativo 55.500.000 di tonnellate di CO2 immesse nell'atmosfera ogni anno. Non mi sembrano poche, e intanto dalle prime dichiarazioni del governo "ambientalista" si pensa tra le varie misure economiche di dare un sostegno all'automotive. Staremo a vedere perché non voglio dare giudizi anticipati su un governo che nonostante tutto costituisce anche una mia speranza dopo aver visto all'opera il precedente.
Quest'anno a ferragosto in molte località turistiche non si poteva circolare, né piacevolmente camminare per il numero enorme di auto in circolazione, anzi ferme nel traffico.
Dall'intuizione di Aurelio Peccei (1971) "Il crepuscolo di un idolo" passando per H. Jaffe (2004) "L'imperialismo dell'auto" e arrivando al nuovo Governo che si proclama ambientalista, sembra che ben poco sia stato fatto, o si farà, sul piano della mobilità sostenibile se tra i primi impegni economici annunciati, o invocati come priorità dalle forze sociali, produttive e sindacali, vi sarà il sostegno dell'automotive (e quindi correlata motorizzazione privata), nonostante le conclamate emergenze ambientali e climatiche sempre più evidenti e pressanti. L'industria automobilistica si è impossessata del termine mobilità sostenibile per declinarlo a suo vantaggio come motorizzazione privata elettrica o ibrida, ma trascurando completamente, perché incapace di offrire una soluzione, i problemi di vivibilità e sicurezza generati dal traffico, dall'eccessiva insostenibile motorizzazione e dall'alta mortalità sulle strade e in ambito urbano.
Dobbiamo smascherare e stoppare questa ipocrita irresponsabile narrazione.
A mio parere una riconversione in chiave sostenibile dell'intera mobilità, urbana ed extraurbana, dovrà avere il suo unico centro nel trasporto pubblico con investimenti ferroviari e tranviari, dove poi la ciclabilità trova il suo terreno ideale di sviluppo.
Mettiamoci bene in testa che solo il trasporto pubblico è (quasi) universale, mentre la bici non lo è, non tutti possono permettersela o utilizzarla, ma anche gli esclusi dalla ciclabilità hanno il diritto alla mobilità.
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